Palazzo Reale di Torino
Musei
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Lun Chiuso Mar 08.30 - 19.30 Mer 08.30 - 19.30 Gio 08.30 - 19.30 Ven 08.30 - 19.30 Sab 08.30 - 19.30 Dom 08.30 - 19.30
Descrizione
Nel 1563, con il trasferimento della capitale del ducato da Chambéry a Torino, Emanuele Filiberto di Savoia stabilì la propria residenza nel palazzo del vescovo, presso il Duomo; già nel 1584, tuttavia, Carlo Emanuele I affidò all’architetto Ascanio Vittozzi la costruzione di una nuova fabbrica. Dopo il 1643, con la reggenza di Maria Cristina di Francia, la direzione dei lavori passò a Carlo di Castellamonte e quindi a Carlo Morello. Parallelamente si procedeva all’arredo delle sale di parata al primo piano, caratterizzate dai ricchissimi soffitti in legno intagliato e dorato con grandi tele allegoriche di Jan Miel e Charles Dauphin, i cui soggetti esaltano le virtù del sovrano secondo un programma iconografico dettato dal retore di corte Emanuele Tesauro.
Nel 1688 il pittore Daniel Seiter venne chiamato da Roma per affrescare la galleria da allora detta “del Daniel”. Seiter, affiancato dal pittore genovese Bartolomeo Guidobono, intervenne anche nell’appartamento al pianterreno, detto poi di Madama Felicita. Sul finire del Seicento, l’impianto del giardino fu rivisto e ampliato dal celebre architetto francese André Le Notre.
Quando Vittorio Amedeo II ottenne il titolo regio, nel 1713, fu creata la cosiddetta “zona di comando”, annessa al palazzo e costituita dalle Segreterie, dagli Uffici, dal Teatro Regio e dagli Archivi di Stato. Regista di tali interventi fu l’architetto messinese Filippo Juvarra, che all’interno del palazzo realizzò l’ardita Scala delle Forbici e il Gabinetto Cinese. Diversi ambienti sono ornati da dipinti di Claudio Francesco Beaumont, pittore ufficiale di Carlo Emanuele III, salito al trono nel 1730.
Alla partenza di Juvarra per Madrid la carica di primo architetto regio passò a Benedetto Alfieri, che definì gli apparati decorativi degli appartamenti al secondo piano, rinnovò la Galleria del Daniel e allestì le nuove camere degli Archivi, affrescate da Francesco De Mura e da Gregorio Guglielmi.
Al tempo di Carlo Alberto (1831-1849) furono rinnovate, sotto la direzione del bolognese Pelagio Palagi, alcune sale del piano nobile, quali il Salone degli Svizzeri e la Sala del Consiglio, nonché una parte degli appartamenti al secondo piano.
A ridosso dell’Unità d’Italia, nel 1862, fu realizzato il nuovo scalone d’onore. Con il trasferimento della capitale da Torino a Firenze e poi a Roma, il palazzo perse progressivamente le sue funzioni di residenza; dal 1955 è in consegna alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici.
Nel 1688 il pittore Daniel Seiter venne chiamato da Roma per affrescare la galleria da allora detta “del Daniel”. Seiter, affiancato dal pittore genovese Bartolomeo Guidobono, intervenne anche nell’appartamento al pianterreno, detto poi di Madama Felicita. Sul finire del Seicento, l’impianto del giardino fu rivisto e ampliato dal celebre architetto francese André Le Notre.
Quando Vittorio Amedeo II ottenne il titolo regio, nel 1713, fu creata la cosiddetta “zona di comando”, annessa al palazzo e costituita dalle Segreterie, dagli Uffici, dal Teatro Regio e dagli Archivi di Stato. Regista di tali interventi fu l’architetto messinese Filippo Juvarra, che all’interno del palazzo realizzò l’ardita Scala delle Forbici e il Gabinetto Cinese. Diversi ambienti sono ornati da dipinti di Claudio Francesco Beaumont, pittore ufficiale di Carlo Emanuele III, salito al trono nel 1730.
Alla partenza di Juvarra per Madrid la carica di primo architetto regio passò a Benedetto Alfieri, che definì gli apparati decorativi degli appartamenti al secondo piano, rinnovò la Galleria del Daniel e allestì le nuove camere degli Archivi, affrescate da Francesco De Mura e da Gregorio Guglielmi.
Al tempo di Carlo Alberto (1831-1849) furono rinnovate, sotto la direzione del bolognese Pelagio Palagi, alcune sale del piano nobile, quali il Salone degli Svizzeri e la Sala del Consiglio, nonché una parte degli appartamenti al secondo piano.
A ridosso dell’Unità d’Italia, nel 1862, fu realizzato il nuovo scalone d’onore. Con il trasferimento della capitale da Torino a Firenze e poi a Roma, il palazzo perse progressivamente le sue funzioni di residenza; dal 1955 è in consegna alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici.