Orto botanico di Torino
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Lun 09.00 - 12.00 Mar 09.00 - 12.00 Mer 09.00 - 12.00 Gio 09.00 - 12.00 Ven 09.00 - 12.00 Sab 15.00 - 19.00 Dom 10.00 - 19.00
Descrizione
L'Orto botanico di Torino è una istituzione del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi (ex Dipartimento di Biologia Vegetale) della Università degli studi di Torino con finalità didattico-scientifica. Sorge sulla destra orografica del fiume Po nelle vicinanze del Parco del Valentino, in una zona attualmente compresa nel territorio del Parco del Po Torinese. Interessante, all'interno del giardino, il percorso, organizzato per ipovedenti e non vedenti, formato da apposite schede in braille, poste accanto agli esemplari vivi che possono quindi essere toccati e sentiti in vari modi.
Il "Regio Orto Botanico" di Torino venne istituito ufficialmente nel 1729, in concomitanza con la trasformazione della preesistente "Lettura dei semplici" nella nuova "Cattedra Ordinaria di Botanica" presso la Facoltà di Medicina dello "Studium" (cioè l'Università) di Torino.
Venne collocato sul sito del preesistente orto olitorio del re Vittorio Amedeo II di Savoia, vicino al palazzo della Madama Reale, Maria Cristina di Borbone-Francia (oggi Castello del Valentino).
Venne nominato come titolare della cattedra il medico Bartolomeo Giuseppe Caccia, il quale fu anche investito della carica di Prefetto del nascente Orto Botanico.
Trasferita a Torino nel 1566, insieme allo Studium, la "Lettura dei semplici" subì una progressiva perdita di importanza (soprattutto durante la prima metà del Seicento) per effetto delle continue guerre tra Francia e Spagna, delle carestie, delle pestilenze e dell'impoverimento materiale e culturale che queste provocarono nei territori piemontesi.
Sotto la guida di Bartolomeo Giuseppe Caccia (che continuò fino alla sua morte, nel 1749), l'orto iniziò a trasformare le proprie finalità. Agli studi più classici della botanica (orientati principalmente all'individuazione delle proprietà medicinali delle specie vegetali), se ne affiancarono di nuovi, orientati verso un'indagine puramente conoscitiva delle specie spontanee del territorio e dei processi di introduzione e acclimatamento delle specie esotiche. Sotto la sua guida la collezione di piante vive raggiunse le 317 specie.
Nel 1750, per volere del re Carlo Emanuele III di Savoia, la direzione dell'orto passò a Vitaliano Donati, che continuò a far crescere il numero di specie floristiche coltivate (nel 1762 erano circa 1.200) grazie agli esemplari raccolti nei numerosi viaggi esplorativi sia in territorio piemontese che altrove.
Sotto la sua direzione, nel 1752, venne intrapresa l'opera di documentazione mediante disegni a tecnica mista matita e acquarello delle specie coltivate nell'Orto. Tale raccolta di illustrazioni pittoriche (proseguita fino al 1868) sarebbe stata poi fortemente incrementata dal suo successore, Carlo Allioni, e battezzata con il titolo Iconographia Taurinensis. L'Iconographia Taurinensis è costituita da 64 volumi in cui sono riunite 7470 tavole, di mano di quattro pittori-botanici che operarono dal 1752 al 1868.
Nel 1762, alla morte di Donati, la cattedra e la direzione dell'Orto furono affidate, appunto, al medico Carlo Allioni, uno dei più importanti botanici del XVIII secolo, che era già stato allievo sia di Caccia che di Donati. Anche Allioni si dedicò all'esplorazione botanica del territorio piemontese (che culminò nella stesura della "Flora Pedemontana") e sotto la sua direzione l'orto raggiunse le 4.500 specie.
Fonte: Wikipedia