Diga del Vajont

Architettonici

Descrizione

La diga del Vajont è una diga in disuso progettata dall'ingegner Carlo Semenza e costruita negli anni tra il 1957 e il 1960 nel territorio del comune di Erto e Casso (PN), nella Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, lungo il corso del torrente Vajont, nota particolarmente per il disastro che vi è avvenuto. Di tipo a doppio arco, lo sbarramento è di 261,60 m (tuttora, a più di 50 anni dalla costruzione, è la quinta diga più alta del mondo, la terza ad arco) con un volume di 360.000 m³ e con un bacino di 168,715 milioni di metri cubi. All'epoca della sua costruzione era la diga più alta al mondo. Lo scopo della diga era di fungere da serbatoio di regolazione stagionale per le acque del fiume Piave, del torrente Maè e del torrente Boite, che precedentemente andavano direttamente al bacino della Val Gallina, che alimentava la grande centrale di Soverzene. Il sistema, noto come "Grande Vajont", era concepito attraverso una sorta di "vasi comunicanti" volti a sfruttare tutte le acque ed i salti disponibili del fiume Piave e dei suoi affluenti, di cui il bacino del Vajont era il cuore; esso venne presto compromesso prima dalla frana del Lago di Pontesei (ora quasi vuoto per motivi di sicurezza) e poi dalla frana che causò il disastro del Vajont. La diga oggi in disuso, è tristemente famosa per il disastro del Vajont del 9 ottobre 1963, quando una frana del monte Toc precipitò nel bacino, facendolo traboccare e inondando il paese di Longarone, causando 1.917 vittime, tra cui 487 bambini e ragazzi sotto i 15 anni. Fatidica fu la superficialità degli studi preliminari per la realizzazione dell'opera, che non approfondirono e trascurarono alcuni elementi importanti, in parte emersi durante i test geologici, che evidenziavano la friabilità del versante del monte Toc, abbreviazione del dialetto locale di "patoc" che significa guasto, avariato, sfatto. È importante ricordare che la diga non crollò. Dalle verifiche effettuate durante il processo, emerse che le sollecitazioni cui il manufatto fu sottoposto durante la tragedia furono quasi 10 volte superiori a quelle prevedibili durante il normale esercizio. La tragedia fu causata dall'onda provocata dalla frana che superò il coronamento della diga (in altezza di circa 200 metri), abbattendosi nella valle del Piave, e dall'onda di riflusso che tornò verso il lago. L'ENEL, oggi proprietaria delle strutture e dei terreni, ha aperto al pubblico nell'estate 2002 la prima parte del coronamento sopra la diga, affidando ad alcune associazioni del territorio: (tra cui l'Associazione Pro Loco di Longarone) il compito di gestire le visite guidate. Da sabato 11 agosto 2007, è stato aperto al pubblico, dopo l'inaugurazione ufficiale, il coronamento della diga. La gestione è affidata al Parco naturale delle Dolomiti Friulane. I turisti possono ora accedere all'intero percorso del coronamento, pur senza la prenotazione ma solo nelle giornate di apertura al pubblico come precisato nel calendario annuale, per osservare con i propri occhi l'impressionante scenario della frana del Monte Toc e della valle sottostante di Longarone. Non si possono ancora perlustrare, invece, le gallerie interne alla montagna. Per il 2013, in occasione del cinquantesimo anniversario del disastro, la regione Veneto ha stanziato un milione di euro per la messa in sicurezza e il recupero delle gallerie interne alla montagna dette "strada del Colomber" (la vecchia statale 251).


Fonte: Wikipedia

Inserito da: Tourist Office
Strada Provinciale 251
33080 Erto e Casso