Abbazia di San Benedetto in Polirone
Descrizione
L'abbazia di San Benedetto in Polirone è un'antica abbazia sita nel territorio del comune di San Benedetto Po (Mantova); la chiesa abbaziale ha la dignità di basilica minore. L'abbazia fu fondata nel 1007 dal conte Tedaldo di Canossa attraverso una donazione ai monaci benedettini di metà dei terreni che si trovavano tra i fiumi Po e Lirone, sito importante per garantire il controllo della navigazione fluviale. Del precedente insediamento romano abbiamo poche tracce. Si trattava di un significativo centro spirituale, formato inizialmente da un piccolo nucleo di 7 monaci. Verso la metà dell'XI secolo Bonifacio di Canossa, signore del territorio, riedificò la chiesa, di cui rimangono pochi resti, e costruì l'oratorio di Santa Maria, tuttora esistente. Visse poi almeno due secoli, XIII e XIV, di continua decadenza spirituale ed economica, aggravata dalle lotte contadine (dei contadini non pagati o sottopagati) contro il monastero, mentre molte famiglie mantovane cominciarono ad impadronirsi dei beni monastici. Nel 1419 i Gonzaga, con Guido Gonzaga, divennero abati commendatari, cioè amministratori del monastero. La chiesa fu ricostruita in forme tardogotiche, intuibili al di sotto delle ristrutturazioni di Giulio Romano che, infine, trasformò quasi completamente il complesso nella veste attuale. Tra Quattro e Cinquecento lo scriptorio del monastero rifiorì e ospitò filosofi e umanisti. La storia dell'abbazia nel '600 e '700 è storia d'inondazioni, di guerre e di saccheggi. Oggi si conservano tre chiostri, il refettorio grande, l'infermeria nuova e la basilica. Del periodo medievale rimane la chiesetta di Santa Maria, con un mosaico pavimentale datato 1151, un candelabro della fine dell'XI secolo e una "capsella" (dal latino capsa, "cassetta per libri o per frutta") di avorio (XII - XIII secolo). Nel museo dell'abbazia, allestito nell'antico refettorio, si ammirano due rilievi con i mesi di novembre e dicembre, attribuiti a Wiligelmo. Del Cinquecento, oltre all'architettura di Giulio Romano, sono interessanti la porta lignea d'ingresso del 1547, il coro ligneo di Vincenzo Rovetta (1550), le statue di terracotta del Begarelli, nel refettorio l'affresco sulla parete di fondo attribuito al Correggio e la tela con l'Ultima Cena di Girolamo Bonsignori. Si visita infine il grande scalone del 1674, decorato con stucchi.