Basilica dei SS. Nereo e Achilleo
Descrizione
Santi Nereo e Achilleo è una chiesa di Roma, costruita nel IV secolo e dedicata ai santi Nereo e Achilleo. Posta nel rione Celio, a poca distanza dalle Terme di Caracalla, la basilica è collegata al titulus Ss. Nerei et Achillei, l'antico titulus Fasciolae.
Negli atti del sinodo convocato da papa Simmaco nel 499, viene registrato il titulus Fasciolae, servito da cinque presbiteri. Nel 595, invece, viene ricordato il titulus Sanctorum Nerei et Achillei al posto del Fasciolae: la dedica ai due santi deve essere quindi avvenuta nel corso del VI secolo.
Nell'814 papa Leone III ricostruì la chiesa nei pressi del vecchio titulus per ospitare le reliquie dei due martiri traslate dalle catacombe di Domitilla. Nel corso dei secoli la chiesa subì la decadenza, tanto che nel catalogo di Torino del 1320 viene registrata come un titolo presbiteriale senza sacerdoti assegnati. In occasione del giubileo del 1475, nell'àmbito del programma di edificazione portato avanti da papa Sisto IV, la chiesa venne ricostruita una prima volta, mentre risale al giubileo del 1600 l'ultima delle grandi ristrutturazioni, finanziata dal cardinale Cesare Baronio, durante la quale, per volere del committente stesso, furono realizzati gli arredi del presbiterio (altare, plutei, amboni, cattedra) riutilizzando ciò che restava degli antichi arredi paleocristiani. Durante questo restauro, inoltre, furono realizzati gli affreschi che tuttora adornano l'interno della chiesa e gli altari laterali. Nel XIX secolo, invece, fu restaurato l'antico mosaico dell'arco absidale, risalente al IX secolo.
La facciata della chiesa, che dà con un piccolo sagrato su viale delle Terme di Caracalla, possiede ancora l'aspetto conferitale dai restauri di papa Sisto IV. Essa è a salienti ed è decorata dagli affreschi geometrici di Girolamo Massei, ormai sbiaditi, commissionati dal cardinal Baronio. In essa si aprivano tre finestre ogivali; ora rimane aperta soltanto la centrale, anche se rifatta in stile barocco. Coevo agli affreschi è il semplice protiro marmoreo, sorretto da due colonne corinzie e costituito da un timpano triangolare, anch'esso in marmo.
Ai due lati dell'abside, in corrispondenza delle pareti fondali delle due navate laterali, si possono riconoscere in due basse costruzioni le due torrette dell'epoca di papa Leone III (795-816), poi trasformate in canonica (torretta di destra) e in sagrestia (torretta di sinistra). Nell'abside si aprivano, fino ai restauri seicenteschi tre monofore con arco a tutto sesto, poi murate, che si possono riconoscere soltanto dall'esterno. Di fianco alla torretta di sinistra, vi è lo snello campanile barocco, anch'esso frutto dei restauri del XVII secolo.
L'interno è riccamente affrescato. La navata centrale è dedicata alla vita e al martirio dei santi titolari e di santa Domitilla. Le navate laterali contengono un ampio ciclo raffigurante, con vivida enfasi, scene di martirio tratte dal Martirologio Romano. Si tratta di un esempio assai eloquente dello spirito (e della funzione) controriformista che caratterizza la pittura romana della seconda metà del Cinquecento. Questi affreschi sono tradizionalmente attribuiti a Niccolò Circignani detto il Pomarancio. Di Cristoforo Roncalli, detto anch'egli il Pomarancio (come il Circignani ebbe infatti natali a Pomarance), è il dipinto su tela con Santa Domitilla tra san Nereo e sant'Achilleo.