Palazzo Vescovile
Descrizione
Il Palazzo Vescovile, o Palazzo Papale, è un edificio storico di Rieti. Nel XII secolo Rieti fu frequentemente sede papale. Nell'arco di un secolo risiedettero a Rieti i papi Innocenzo III (1198), Onorio III (nel 1219 e nel 1225), Gregorio IX (nel 1227, nel 1232 e nel 1234), Niccolò IV (tra il 1288 ed il 1289), Bonifacio VIII (nel 1298). Proprio alla presenza della curia si deve l'erezione del palazzo. La costruzione fu iniziata dal maestro Andrea nel 1283, sotto l'episcopato di monsignor Pietro Gerra (1278-1286), ed era completato nel 1288. In seguito al terremoto del 1298, papa Bonifacio VIII fece erigere l'Arco di Bonifacio VIII, che scavalca via Cintia appoggiandosi al palazzo. Il vescovo Antonino Serafino Camarda, per reperire i fondi necessari alla ricostruzione degli edifici danneggiati nel terremoto del 1703, fece erigere nel piano terra dei tramezzi in muratura, per ricavare magazzini e botteghe che furono affittati ad artigiani e commercianti. Le volte del Palazzo Vescovile erano adibite a quell'uso ancora all'inizio del XX secolo. Originariamente il palazzo era dotato di una scalinata, attaccata al muro perimetrale della Cattedrale, che dalla piazza antistante la facciata conduceva direttamente al piano superiore. Poi, probabilmente per via della realizzazione delle cappelle laterali della Cattedrale nel Settecento, la scalinata fu spostata al centro della facciata del Palazzo Vescovile, coprendo l'accesso del portico e alle volte del piano terra. Alla nascita della Repubblica Romana il generale Giuseppe Garibaldi fu a Rieti per presidiare i confini con il Regno di Napoli. Garibaldi alloggiò nel palazzo dei marchesi Colelli dal 29 gennaio al 13 aprile 1849, e requisì il Palazzo Vescovile per adibirlo a dormitorio della sua legione di volontari. La loro permanenza fu assai dannosa per il palazzo, dato che le truppe di Garibaldi, in segno di disprezzo verso il clero, imbrattarono le pareti con scritte e disegni osceni, costringendo il vescovo Gaetano Carletti a ricoprire d'intonaco gli stemmi dei papi e dei vescovi che decoravano le pareti del Salone delle Udienze. Nella seconda metà dell'Ottocento Comune e Diocesi chiedevano un restauro del palazzo, ma il Ministero dei lavori pubblici era restio a concedere finanziamenti. Il palazzo fu ulteriormente danneggiato dal terremoto del 1898 e nel 1900, su richiesta del comune di Rieti, il ministero di Grazia e Giustizia assegnò un contributo di 1000 lire per dei lavori urgenti di messa in sicurezza del tetto. In quella occasione una perizia del genio civile rivelò che, in seguito ai numerosi interventi eseguiti tra Cinquecento e Settecento dai vescovi non era più rimasta traccia. I lavori di restauro si conclusero nel 1934 e non si limitarono al consolidamento dell'edificio: il Palmegiani, alla continua ricerca della "romanità" esaltata dal regime fascista, portò avanti delle scelte radicalmente puriste, effettuando dei sostanziosi interventi di ripristino dell'originario aspetto medievale del palazzo. Nel 1926, in occasione del VII centenario della morte di San Francesco d'Assisi, il vescovo Massimo Rinaldi fece collocare nella piazza antistante una statua del santo, opera dello scultore Cristo Giordano Nicoletti.