I Ciardi e Villa Ciardi
Descrizione
A segnare la storia del territorio di Quinto di Treviso dal punto di vista squisitamente artistico è la vicenda di una delle più importanti famiglie della storia dell’arte veneta a cavallo tra Otto e Novecento: i Ciardi.
Gugliemo Ciardi (1842-1917), pittore veneziano affermato, acquista nel 1882 come residenza estiva per sé e per i figli Beppe ed Emma, la villa che oggi porta ancora il nome della famiglia degli artisti. Sulla facciata esterna si ritrova un’iscrizione risalente al 1935, a lui intitolata, ed incassati nel muro di una delle due barchesse l’ombrello ed il cavalletto che egli usava per dipingere.
L’edificio, richiamato già nel 1812 nel catasto austro-napoleonico come “casa di villeggiatura”, presenta una facciata tipicamente neoclassica ed è oggi sede di una Casa religiosa.
Saranno proprio i lunghi soggiorni estivi lungo il Sile ad ispirare prima Guglielmo e poi i figli Beppe ed Emma, avvicinati alla passione per la pittura proprio dal padre.
Ciascuno di loro, con rara profondità, ritrae le tipiche atmosfere campestri in un dialogo intimo con il paesaggio, giungendo ad un progressivo distacco dalla tradizione pittorica ottocentesca, introducendo nuovi elementi: “la luce declinata in tutte le possibili atmosfere, la presenza viva e palpitante della natura nelle piante, nei campi, nelle messi…” (G. Romanelli).
Ma se Guglielmo, pittore di successo che parteciperà a numerose esposizioni ottenendo importanti riconoscimenti (medaglia d'oro alle mostre di Monaco di Baviera e di Berlino del 1886 con il dipinto “Messi D’Oro”) è ancora influenzato dalla tradizione, i figli Emma e Beppe se ne discosteranno ben presto.
E proprio ad Emma (1879–1933), presenza costante alla Biennale di Venezia ed instancabile pittrice e viaggiatrice, si deve il progressivo privilegiare di parchi e giardini in cui si respira quiete e serenità ed un’atmosfera evanescente, rinvenibili in molti quadri tra cui le “Dame mascherate” del 1909.
Con Beppe (1875-1932), invece, pur nella fedeltà alla poetica paterna, si giungerà alla rappresentazione di un paesaggio con elementi più tipicamente novecenteschi.
Evidente è la modernità delle sue singolari raffigurazioni campestri che vedranno via via l’emergere dell’attrazione verso il simbolismo nordico, la centralità della figura umana e la presenza pacata di animali, elementi che talora emergono fino a prevalere sul paesaggio.
Tra le tante opere si ricorda “Mattino di maggio” realizzato nel 1869.
One of the most significant contributions to Quinto’s artistic history was made by one of the most important families in the history of Venetian art between the 19th and 20th centuries: the Ciardi.
Gugliemo Ciardi (1842-1917), a prominent Venetian painter, bought the villa, which still carries the family name, as a summer residence for himself and his children, Beppe and Emma, in 1882. On the façade is an inscription in his honour and the date 1935 and set into the wall of one of the two rural outbuildings are the umbrella and easel he used when painting.
The building, mentioned in the Austro-Napoleonic Land Registry of 1812 as a “summer residence”, has a typically neoclassical façade and today is the headquarters of a religious organisation.
The long summer holidays spent along the River Sile were a source of great inspiration first for Guglielmo and then his children Beppe and Emma, whose passion for painting was transmitted to them by their father.
They all portrayed typical rural scenes of rare depth, demonstrating a close bond with the landscape and gradually moving away from the nineteenth-century artistic tradition, introducing new elements: “the light represented in all the possible atmospheres, the living, breathing presence of nature in the plants, fields, crops…” (G. Romanelli).
While Guglielmo, a successful painter who took part in many exhibitions, winning important prizes (gold medal at the 1886 exhibitions in Munich and Berlin with his painting “Messi D’Oro” (Golden Crops)) remained faithful to his tradition, his children Emma and Beppe soon established their own personal styles.
Emma (1879–1933), a regular exhibitor at the Venice Biennial and a tireless painter and traveller, was responsible for gradually developing the parkland and gardens, creating an almost ethereal, peaceful and serene atmosphere, scenes which can be found in many of her works, including “Dame mascherate” (Masked ladies) of 1909.
Beppe (1875-1932), on the other hand, while remaining faithful to his father’s style, gradually introduced more typically 20th century elements to his landscape painting.
His very individual rural scenes had a modern feel which slowly revealed his attraction to Nordic symbolism, the importance of the human figure and the calming presence of animals, elements which sometimes dominated the landscape.
His many works include “Mattino di maggio” (May morning) painted in 1869.