Museo archeologico nazionale di Napoli

Musei

Descrizione

Il primitivo impianto dell’edificio, rimasto incompiuto e destinato alle Scuderie Vicereali, di cui resta oggi solo il portale in piperno sul lato occidentale lungo via Santa Teresa, fu costruito nel 1585 per ordine del viceré di Spagna, don Pedro Giron, dall’architetto Giovanni Vincenzo Casale. La struttura venne trasformata, tra il 1610 ed il 1615, ad opera dell’architetto Giulio Cesare Fontana, al fine di trasferirvi gli Studi (antica Università). Il progetto iniziale, che prevedeva la realizzazione di una fabbrica caratterizzata da un corpo centrale a due piani, sopraelevato rispetto alle due ali laterali ad un solo livello, non fu portato a termine essendone stati completati solo l’ala occidentale ed il corpo centrale. La facciata, riccamente decorata, presentava una successione di finestre e nicchie alternate, interrotta soltanto dal portone principale e dai due secondari laterali. Le finestre, con cornici variamente ornate, erano sormontate da vasi marmorei situati sui frontoni e da medaglioni con mezzi busti, mentre nelle nicchie erano statue antiche con integrazioni moderne. Il cornicione del palazzo era completato da una balaustrata in marmo con vasi e pinnacoli. Anche il corpo centrale era sormontato da statue ai lati del timpano, e da vasi ed obelischi ad affiancare una piccola struttura ad arco con la campana dell’orologio. Nell’edificio l’Ateneo napoletano rimase per oltre un secolo e mezzo fino al suo trasferimento nel Real Convitto del Salvatore nel 1777. Sul finire del Settecento gli architetti Ferdinando Fuga, prima, e Pompeo Schiantarelli, poi, si apprestarono ad ampliare il vecchio Palazzo degli Studi per convertirlo a Museo universale, secondo il modello culturale enciclopedico allora in voga: «per uso del Real Museo di Portici, la Quadreria di Capodimonte, la Gran Libreria Publica, le Scuole per le tre Belle Arti (Pittura, Scultura ed Architettura), e la Stanza per lo studio del Nudo». In questi anni il Palazzo perse quasi tutte le sue decorazioni scultoree e, innalzato di un piano, assunse l’aspetto più compatto ed imponente che ancora oggi lo caratterizza. I laboratori per le Scuole di Belle Arti furono collocate nelle stanze dell’ala orientale del primo piano articolate intorno al grande Salone della Meridiana, così chiamato per la presenza di un orologio solare installatovi quando in origine l’ambiente fu destinato ad Osservatorio astronomico. La sala, affrescata da Pietro Bardellino con un’epigrafe celebrativa ed una scena allegorica dedicata a Ferdinando IV insieme alla moglie Maria Carolina come protettori delle scienze e delle arti, nonché, alle pareti, diciotto tele di Giovan Battista Draghi di soggetto storico, fu poi trasformata in Biblioteca. Tra il 1821 ed il 1825 l’architetto Pietro Bianchi, dopo averne terminato i lavori di restauro, completò l’edificio, con l’ampliamento dell’angolo nord-orientale, curando inoltre la sistemazione della statua di Ferdinando I di Borbone raffigurato sotto le spoglie di Minerva, eseguita da Antonio Canova, in una nicchia appositamente disegnata nel mezzo dello scalone monumentale del Museo. 

Inserito da: Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo
Piazza Museo Nazionale, 19
80135 Napoli