Cave di Pietra e il Museo della Pietra e degli Scalpellini

Musei

Descrizione

Fin da epoca romana, l'economia di Castellavazzo si fondò sull' attività estrattiva; la popolazione locale, non potendo sostenersi con la sola agricoltura in una terra, dalle difficili condizioni orografiche e climatiche, ricorse allo sfruttamento dell'unica risorsa disponibile, la pietra.
In questo tratto della valle del Piave erano presenti calcari bianco cinereo o rosso venato, fittamente stratificati e caratterizzati dalla presenza di ammoniti, riferibili al Cretaceo superiore (100-70 milioni di anni fa). I Lebazi, gli antichi abitanti del luogo, appresero i primi rudimenti della lavorazione della pietra dagli stessi Romani che impiegarono con perizia per realizzare, nel I sec. d.c., una base monumentale con dedica a Nerone, attualmente conservata presso il municipio. Scarsamente impiegata nel corso del Medioevo, in quanto le si preferiva la pietra bianca del Cansiglio, l'utilizzo della pietra di Castellavazzo quale materiale da costruzione si sviluppò nel periodo rinascimentale e ancor più nel corso dei secoli XVIII e XIX. Nei primi decenni del '900 erano ancora attive una decina di cave di pietra da taglio (Castellavazzo paese, Olantreghe, Podenzoi, Codissago) e una dozzina di cave di marna da cemento.
Fra le cave di pietra attualmente visibili sono di particolare interesse la cava dei Ga' e la cava Marsor. La prima si trova al margine nord dell' abitato di Castellavazzo, in prossimità della dismessa stazione ferroviaria. Attiva fino agli anni Sessanta, è considerata uno tra i migliori siti estrattivi del territorio comunale. Osservando le pareti della cava a cielo aperto si possono desumere le modalità con cui veniva estratto il materiale, che non veniva cavato a blocchi, ma a fette secondo le necessità quantitative degli scalpellini. La cava di Marsor è ubicata a ovest del paese ed è raggiungibile percorrendo la strada che sale alle frazioni di Olantreghe e Podenzoi. È attualmente l'unica cava attiva, grazie all'introduzione di moderne tecnologie nel campo della lavorazione del marmo, che hanno consentito la ripresa dell' attività estrattiva finalizzata alla realizzazione di elementi architettonici di nuovi fabbricati, ma anche al restauro di quelli esistenti.
Nel 1972, l’Associazione Pietra e Scalpellini porta alla nascita del Museo della Pietra e degli Scalpellini, che raccoglie la documentazione sull’attività economica principale del paese fino ai primi decenni del ‘900. Il museo è frutto di una attività di ricerca, documentazione e raccolta di reperti, partecipata dall’intero paese, per la ricostruzione delle attività di cavatori e scalpellini, ma anche per un doveroso riconoscimento a quanto hanno operato per secoli e portato la loro competenza, abilità e laboriosità in numerose città d’Europa e oltre oceano. Attraverso le diverse sezioni si possono leggere la storia geologica dell’intero territorio provinciale, analizzando l’evoluzione dell’assetto tettonico e la varietà e la dislocazione delle varie tipologie litiche, l’importanza ed il ruolo che la pietra ha avuto nel corso dei secoli, l’impiego della pietra nella quotidianità, le tecniche di estrazione, lavorazione e trasformazione della pietra. Inoltre una completa e rara collezione di attrezzature, fotografie, testimonianze celebra le valenti generazioni di scalpellini autoctoni che hanno saputo esportare la loro apprezzata opera in svariate località non solo europee.

Inserito da: Unione Montana Cadore Longaronese Zoldo
Via Roma 16 - Frazione Castellavazzo
32013 Longarone