Santuario di Santa Maria a Mare
Descrizione
Il santuario di Santa Maria a Mare è una chiesa cattolica situata sull'isola di San Nicola nell'arcipelago delle isole Tremiti al largo della costa garganica nel mar Adriatico. La chiesa ricade sotto la giurisdizione dell'arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo.
LEGGENDA
Un eremita approdò sull’isola nel III secolo d.C. Proveniva da un luogo ignoto e scelse San Nicola per il suo romitaggio. L’uomo era un autentico santo, ligio e devoto. Tanto che la Vergine Maria gli apparve in sogno, ordinandogli di costruire un grande tempio in suo onore.
L’eremita, ripresosi dallo stupore iniziale, rimase perplesso, titubante di fronte al compito che gli era stato assegnato. Lui era dedito quasi esclusivamente alla contemplazione e alla preghiera e viveva in condizione di totale povertà.
La Madonna gli indicò dunque un punto preciso dell’isola dove scavare e dove l’uomo avrebbe trovato un favoloso tesoro per portare a compimento l’opera che gli era stata assegnata. Il sant’uomo raggiunse il punto indicato e si diede subito da fare.
In poco tempo trovò quello che cercava: un’iscrizione sepolcrale dietro la quale si celava un tesoro degno del più ricco dei re. Grazie a tali ricchezze, l’eremita costruì l’imponente e maestoso tempio che gli era stato richiesto dall’apparizione: il santuario di Santa Maria a Mare.
La leggenda vuole che dietro quell’iscrizione sepolcrale si celasse la tomba dell’eroe omerico Diomede.
BENEDETTINI E CISTERCENSI
Storicamente, il primo centro religioso fu edificato nel territorio delle isole adriatiche nel IX secolo ad opera dei benedettini come dipendenza diretta dell'abbazia di Montecassino.
Nell'XI secolo il complesso abbaziale raggiunse il periodo di massimo splendore, grazie a sant'Adamo abate il quale si recò personalmente al concilio di Melfi per ottenere il riconoscimento papale della indipendenza temitense da Montecassino, oltre ad aumentare a dismisura possedimenti e ricchezze.
Nel XIII secolo aveva possedimenti in terraferma dal Biferno fino alla cittadina di Trani. Secondo le cronache dell'epoca le tensioni mai assopite con il monastero laziale e i frequenti contatti con i dalmati, invisi alla Santa Sede, portarono i monaci del complesso a una decadenza morale che spinse nel 1237 il cardinale Raniero da Viterbo ad incaricare l'allora vescovo di Termoli a sostituire l'ordine di San Benedetto con i Cistercensi alla guida dell'abbazia. In seguito Carlo I d'Angiò munisce il complesso abbaziale di opere di fortificazione.
Nel 1334 l'abbazia fu depredata dal corsaro dalmata Almogavaro e dalla sua flotta, i quali trucidarono i monaci mettendo fine alla presenza cistercense nell'arcipelago.
Nel 1412, in seguito a pressioni e lettere apostoliche, e su diretto ordine di Gregorio XII, una piccola comunità di canonici regolari, si trasferì sull'isola, restaurò e ampliò il complesso abbaziale, ed estese i possedimenti dell'abbazia sul Gargano, in Terra di Bari, Molise e Abruzzo.
Nel 1567 l'abbazia-fortezza di San Nicola riuscì a resistere agli attacchi della flotta di Solimano il Magnifico.
L'abbazia fu soppressa nel 1783 da re Ferdinando IV di Napoli che nello stesso anno istituì sull'arcipelago una colonia penale. Nel periodo napoleonico l'arcipelago fu occupato dai murattiani che si trincerarono all'interno della fortezza di San Nicola resistendo validamente agli assalti di una flotta inglese. Di questi attacchi sono visibili ancora oggi i buchi delle palle di cannone inglesi sulla facciata dell'abbazia.