Monumento ai Martiri dell'Aldriga

Monumenti

Descrizione

Per raccontare la storia dell'eccidio dell'Aldriga occorre quindi inquadrare il fatto nel contesto di un periodo particolare della storia italiana e andare al 8 settembre 1943, quando l'Italia, alleata con la Germania, contro le forze anglo-americane, concorda con quest'ultime un armistizio unilaterale e segreto. In questo modo si provoca la reazione dell'alleato germanico, che, naturalmente, si sente tradito militarmente. Come conseguenza dell'armistizio, l'esercito italiano rimane senza una direzione strategica, praticamente allo sbando e, in molti casi, ancora mischiato con le truppe tedesche che, logicamente, intendevano proseguire la guerra. Immediatamente, il 9 di settembre, le truppe del naziste iniziano gli attacchi alle caserme italiane, intimando la resa e procedendo con i rastrellamenti per catturare i soliti sbandati e internandoli nei campi di concentramento. A Mantova sono quelli di San Giorgio, del Gradaro e della caserma San Martino di Montanara. Dopo brevi scontri di resistenza solo simbolica e con pochi caduti, Mantova è completamente occupata dalle truppe germaniche. Partendo da questa situazione occorre chiedersi se la rappresaglia dell'Aldriga sia da considerarsi una conseguenza del 9 settembre, oppure debba essere ascritta ad altre cause. Da recenti testimonianze, rese da ex militari italiani, si è in grado di ricostruire un episodio che è stato ignorato per anni e che sembra assolutamente veritiero. Nella tarda serata del 9 settembre 1943, in località Curtatone, precisamente nello spazio compreso fra il sentiero che porta a Corte Cerchi e la trattoria Quattro Venti di Curtatone, avvenne uno scontro a fuoco tra una colonna motorizzata tedesca, proveniente da Castellucchio e un gruppo di soldati italiani sbandati, diretti verso le loro case. Il conflitto a fuoco provocò il ferimento di due soldati tedeschi. Sicuramente è difficile stabilire se fu questa la causa della rappresaglia, ma sicuramente ci avviciniamo molto al vero in relazione a diverse circostanze, non ultimo il luogo dell'esecuzione. Pochi giorni dopo la sparatoria, il 19 settembre, 10 soldati italiani, che si offrono volontari con la lusinga di un lavoro di sterro nei dintorni della città, vengono prelevati dai campi di concentramento e, di prima mattina, con un automezzo militare vengono condotti alla valletta isolata, ben protetta da una fitta boscaglia. Dopo che ebbero scavato una buca, che sarà la loro tomba, vennero legati ad un piccolo albero, ad uno ad uno, furono passati per le armi secondo la legge marziale, come verrà scritto sul manifesto- avviso affisso dei Tedeschi il giorno dopo l'eccidio. Oltre al nome delle vittime c'erano anche le motivazioni: “... perché hanno sparato su un reparto di soldati germanici in marcia, provocando il ferimento di 2…” in realtà i 10 militari prigionieri erano totalmente estranei allo sconto fuoco di Curtatone ma furono uccisi solo per rappresaglia. ​​​

The account of the massacre of Aldriga can only really be understood when placed in the historical context of that particular period of Italian history. On 8 September 1943, Italy, which was allied with Germany against the Anglo-American army, signed a secret unilateral armistice with the British and Americans. Upon learning of this, the Germans naturally felt betrayed. Following the armistice, the Italian army found itself with no real strategic plan, it was in disarray and, in many cases, still had German troops among its ranks who obviously wanted to continue the war. Immediately afterwards, on 9 September, the Nazi troops began attacking Italian camps, ordering them to surrender and rounding up any stragglers, imprisoning them in concentration camps. The camps in Mantua were San Giorgio, Gradaro and the barracks of San Martino in Montanara. Brief clashes with the resistance, which was purely symbolic, took few victims and soon Mantua was completely occupied by German troops. Bearing this situation in mind, it is natural to wonder if the retaliation of Aldriga was a direct result of the events of 9 September, or if it should be attributed to other causes. Recent testimonies by former Italian soldiers have enabled historians to reconstruct this episode which nobody knew about for years and which appears to be completely true. Late in the evening of 9 September 1943 in Curtatone between the path that leads to Corte Cerchi and the Quattro Venti trattoria, firefight broke out between a motorised column of German troops which had come from Castellucchio and a group of disbanded Italian soldiers who were heading home. Two German soldiers were wounded in the exchange. It is obviously difficult to say whether this provoked the retaliation, but certain circumstances would suggest this, especially the place of the execution. A couple of days after the shooting, on 19 September, ten Italian soldiers who had volunteered to do some digging in the countryside around the city, were taken from the concentration camps in the early hours of the morning and accompanied by a military vehicle to a secluded valley which was surrounded by thick woodland. After digging a hole, which was to be their grave, they were tied to a small tree and, one by one, executed according to martial law, as was written on the notice affixed by the Germans the day after the massacre. As well as the names of the victims, there were also the reasons: “... because they shot a unit of German soldiers as they were on the march, wounding two of them…”. In reality, the ten military prisoners had had nothing to do with the firefight in Curtatone but were killed purely in retaliation. 

Inserito da: Comune di Curtatone
Via Pilla
46010 Curtatone