Sui confini d'Europa
Descrizione
Camminare per le vie di Leopoli come nei campi minati del Donbas. Nella Tbilisi ribollente di rivolta e repressione, tra gli scrittori e i poeti giovanissimi della Galizia o di Kyiv, che si arruolano al fronte. Su una nave che si occupa di soccorso nel Mediterraneo.
Paolo Giordano ha viaggiato su tutti i confini d’Europa, quelli che definiamo con un eufemismo “problematici” perché forse non sappiamo trovare un altro aggettivo convincente: l’Ucraina, la Georgia, il Medio Oriente. Firmando altrettanti reportage per il “Corriere della Sera” con i quali ha prodotto scosse elettriche di coinvolgimento e interrogativi in chi lo leggeva.
Ma che si tratti di “Oh My Dear Ukraine” (che in un suo affascinante resoconto è il titolo di una canzone ascoltata nell’underground patriottico di una giovane nazione) o del podcast In viaggio non pregare realizzato per Chora, a bordo di una missione della “Life Support” di Emergency, resta un indizio, una traccia, che guida questa conversazione: l’idea che ripercorrere e vedere cosa succede su quei fronti sia essenziale, perché forse solo dai margini è possibile ritrovare una definizione convincente d’Europa. Per noi che ci stiamo comodamente al centro.
Paolo Giordano è nato a Torino nel 1982. Ha un dottorato in fisica ed è autore di cinque romanzi: La solitudine dei numeri primi (Mondadori, 2008, Premio Strega e Premio Campiello Opera Prima), Il corpo umano (Mondadori, 2012), Il nero e l’argento (Einaudi, 2014), Divorare il cielo (Einaudi, 2018) e Tasmania (Einaudi, 2022). Per Einaudi ha pubblicato anche Nel contagio (2020) e Le cose che non voglio dimenticare (2021). Ha scritto per il teatro (Galois e Fine pena: ora) e collabora con il «Corriere della Sera»
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