Palazzo Pontificio
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Lun 09 Mar 09.00 - 13.00 Mer 09.00 - 13.00 Gio 09.00 - 13.00 Ven 09.00 - 13.00 Sab 09.00 - 16.30 Dom Chiuso
Descrizione
Il Palazzo Pontificio (o Palazzo Apostolico) di Castel Gandolfo è una residenza papale suburbana che si trova all'interno della zona extraterritoriale delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo, sui Colli Albani, circa venti chilometri a sud di Roma. L'extraterritorialità delle Ville Pontificie, frequentate per la villeggiatura dai papi fin dai tempi di Urbano VIII, è stata riconosciuta con i Patti Lateranensi nel 1929. I pontefici sono soliti recarsi a Castel Gandolfo almeno una volta l'anno. Acquisito dalla Camera Apostolica nel luglio 1596 e incorporato come patrimonio inalienabile della Santa Sede il 27 maggio 1604, il territorio di Castel Gandolfo fu prescelto come luogo di villeggiatura da molti papi, a cominciare da Urbano VIII che, subito dopo la sua elezione a pontefice (1623), diede avvio alla costruzione di un edificio sul sito della villa romana dell'imperatore Domiziano, probabilmente sorta a sua volta sull'acropoli dell'antica Alba Longa. Il progetto del palazzo pontificio fu affidato a Carlo Maderno che lo realizzò con l'aiuto dei suoi assistenti Bartolomeo Breccioli e Domenico Castelli (1629). Benché promotore della sua costruzione, Urbano VIII non vi abitò mai preferendo risiedere nella vicina Villa Barberini, appartenente al nipote Taddeo Barberini. Il primo pontefice a villeggiarvi fu dunque il senese Alessandro VII, che completò l'edificio con la facciata principale e l'ala occidentale, cui contribuì anche Gian Lorenzo Bernini. Trascurata per circa un secolo, la villa di Castel Gandolfo tornò ad essere frequentata nel Settecento con papa Benedetto XIV, che la ristrutturò apportandovi modifiche e nuove decorazioni. Altrettanto fece Clemente XIV, che inoltre acquistò la limitrofa Villa Cybo (1773) ampliando a parco l'originario giardino di Urbano VIII. Occupata e gravemente danneggiata dalle truppe napoleoniche, fu restaurata da Pio VII e Pio VIII. In seguito fu particolarmente utilizzata come residenza estiva da Gregorio XVI e poi, almeno fino al 1870, da Pio IX; entrambi i pontefici vi apportarono ulteriori migliorie. Dal 1870 però, con la fine dello stato pontificio, venne abbandonata dai papi, come tutte le altre residenze possedute fuori Roma, per "rinchiudersi" in Vaticano in segno di aperta protesta contro lo stato italiano. Nel 1929, con la nascita dello Stato della Città del Vaticano e il relativo trattato, le ville papali di Castel Gandolfo furono dichiarate dominio extraterritoriale pontificio e proprio con papa Pio XI il Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo ritornò ad essere la residenza estiva dei papi. Il palazzo viene oggi utilizzato abitualmente dai papi come residenza nei periodi di riposo, tanto che Giovanni Paolo II definì Castel Gandolfo il «Vaticano Due»; in tali occasioni la recita domenicale dell'Angelus avviene all'interno del cortile. Nel 2010 si è tenuta a Castel Gandolfo l'Udienza generale nella piazza esterna, per la prima volta nella storia. Dal 28 febbraio al 2 maggio 2013 vi ha risieduto temporaneamente Benedetto XVI dopo aver rinunciato al Ministero Petrino. Da aprile 2014, insieme ad altri undici immobili, ha ottenuto il privilegio di extraterritorialità e l'esenzione da espropriazioni e da tributi.