Laghetti della Rimonta

Oltre ad essere una una zona umida riconosciuta a livello regionale, i laghetti della Rimonta sono un biotopo provinciale localizzato nelle vicinanze della confluenza dell’omonimo torrente nel fiume Piave. L’area centrale di questa oasi naturalistica è costituita da due specchi d’acqua principali, alimentati sia dal piccolo torrente Forada, sia da rivoli di risorgiva. Un sentiero naturalistico di recente sistemazione, con passerelle, punti di osservazione dell’avifauna acquatica, e cartellonistica esplicativa, permette di godere agevolmente di tutti i vari ambienti che costituiscono quest’area, vero scrigno di biodiversità. Nel comodo percorso si attraversano inizialmente zone più aride, costituite da una base di ghiaie e ciottoli ed un sottile strato di terra sovrastante, dove spiccano specie erbacee ed arbustive tipiche degli ambienti xerici. Proseguendo attraverso il bosco, che presenta lembi caratterizzati da specie arboree in grado di vivere in ambienti parzialmente sommersi dall’acqua, quali il salice cinereo e l’ontano nero, si giunge al cuore dell’area, dove i due laghetti ospitano un’importante comunità floristica e faunistica di specie legate tipicamente alle zone umide. Tra gli uccelli, in particolare, si possono osservare, nelle varie stagioni, sia specie stanziali che migratrici. Tra le prime, solo per citarne alcune, l’Airone cenerino, il Germano reale, il Tuffetto, la Gallinella d’acqua, il Martin pescatore; durante il passo sostano presso i laghetti anche l’Airone rosso, la Marzaiola, l’Alzavola e la Moretta. Il percorso naturalistico ad anello attraversa poi ambienti più legati alla presenza dell’uomo, dove si ritrovano i segni di attività agricole e selvicolturali tradizionali e si completa percorrendo luoghi in cui l’acqua ritorna ad essere l’elemento naturale dominante: un intrico di canali di risorgiva e, passando oltre, gli ambienti legati al torrente Forada. I laghetti della Rimonta vantano anche una storia importante che inizia già nel 1700, quando le loro acque venivano sfruttate, attraverso un canale appositamente scavato e mantenuto funzionante, per alimentare degli opifici (mulini, segherie, fucine) nel vicino territorio di Lentiai, attività proseguita fino alla fine degli anni ’60 con la chiusura degli opifici o il passaggio degli stessi ad un’alimentazione energetica di tipo elettrico.